FacebookInstagramLink


Psicologa Psicoterapeuta a Napoli


                                                                                            



Vuoi prenotare un appuntamento?

Chi è lo Psicoterapeuta e come funziona una terapia ?

Ciao! Sono la dott.ssa Alessia Rita Candiloro, Psicologa Cognitiva ad indirizzo Neuropsicologico e Psicoterapeuta della Gestalt, Analisi Transazionale ed Enneagramma.

Sono inoltre in formazione specialistica in Psicoterapia per Adolescenti e Bambini, modello Gestaltico della Gestalt Play Therapy.

Ti do il benvenuto sul mio sito.

Se sei capitato o capitata qui forse è perché hai necessità di iniziare una psicoterapia, oppure sei arrivato o arrivata qui perché magari già mi conosci e vuoi dare un' occhiata più da vicino a quelli che sono i servizi offerti o vuoi farti un idea di quello che è l'approccio integrato.

Qualunque sia il tuo caso, spero che questo piccolo spazio ti sia utile. Ti invito anche a dare un occhiata alla sezione aggiornamenti ed aree di competenza, dove puoi trovare qualche spunto interessante.  

Ho inteso questo spazio non solo come un luogo dove i pazienti possano conoscermi, ma anche un luogo dove condividere informazioni utili riguardo la psicologia, la gestalt, le neuroscienze e gli aggiornamenti che via via andrò ad esperire nel corso del tempo, per poter dare sempre un servizio efficace e aggiornato.

Mi trovo in Via Parma 55, Napoli ed Online. 


        Sezione Blog in pillole

La sezione blog in pillole è per una lettura veloce sui temi di salute mentale. Se hai più tempo per approfondire passa alle sezioni indicate in basso, sono in costante aggiornamento! 

Bonus Psicologo2024 - Psicologo di Base - Trova lo Psicologo Più Adatto A Te.

Ho aderito al bonus psicologo per permettere a tutti di poter intraprendere un percorso terapeutico e poter star meglio, credo molto nel valore etico e morale di tale iniziativa. Ho ancora alcune disponibilità orarie per poter accogliere nuovi pazienti ed ho riservato per questo mese tali spazi ai possessori di bonus in lista d'attesa. accoglierò richieste fino ad esaurimento spazi. 

Quanto costa una seduta dallo psicologo? Quanto costa andare dallo psicologo?

Spesso queste sono le prime domande che vengono fatte, le prime preoccupazioni delle persone; prima ancora di effettuare effettivamente una visita e lasciare che il professionista valuti lo stato di salute, la durata dell'intervento o la necessità dello stesso e della quantità delle sedute. 

  come dar torto? I soldi spesso sono fonte di grande stress e preoccupazione per tanti di noi, per chi ha un buon lavoro, per chi no, per tanti motivi. Quindi spesso accade che nel fare i conti con le esigenze quotidiane, le esigenze magari di una famiglia, si faccia passare tanto tempo ed un sintomo che magari era curabile in un tempo ristretto, non necessariamente con una visita settimanale, ma magari con un intervento più blando quindicinale o magari con un intervento si settimanale ma ristretto in pochi mesi, diventa qualcosa di realmente invalidante e che ha bisogno di molto più tempo, magari di più figure professionali, non solo di uno psicoterapeuta ma anche di uno psichiatra o nei casi che coinvolgono la sfera dei disturbi dell'alimentazione anche di un nutrizionista.

Quindi quanto costa una seduta? Dipende dal professionista poichè si tratta di libera professione e libero mercato, in un ottica di prezzi che possono variare dai 50 euro l'ora fino ai 150 euro,  prezzi che poco hanno a che vedere con la bravura ma più con questioni riguardanti la zona, il bilancio con i prezzi che fanno gli altri professionisti in quella zona, il costo dell'affitto dello studio, l'etica professionale. Ognuno decide per sé in base a diverse motivazioni. Io, e molti altri professionisti qui a Napoli, abbiamo come prezzo standard 50 euro l'ora che è il minimo professionale, per ragioni che sono etiche e riguardano il territorio. Quando si vuole intraprendere un percorso è sempre bene consultare il curriculum del professionista e parlare direttamente con lo stesso per valutare la necessità dell'intervento.

Natale è un momento particolare; non per tutti ( ma poi, per chi? Forse solo per i bambini) Equivale a gioia e condivisione, ma per molti è un tuffo nel passato, con il fare i conti con vecchie abitudini, lutti, dolori, cambiamenti e perché no con parenti che possono anche essere serpenti. Poi ovviamente ci siamo noi che con il nostro carico di problematiche possiamo diventare dei “ serpenti” a nostra volta e inscenare discussioni per sfogare frustrazioni, dove poi? A casa con mamma o con lo zio conservatore, quindi quale occasione migliore per sfogare un po', se non il pranzo dove ci sono tutte le figure familiari, che vuoi o non vuoi sono lì, granitiche.

Quindi come sopravvivere?

1.Prendi degli spazi per te e non dire si ad ogni uscita o pranzo o cena. Evita di diventare per 15 giorni una persona che dice di sì a tutto e tutti in termini economici, di cibo ed uscite solo perché è Natale. Questo, genera rabbia, rancore, perdite economiche, fatica e a gennaio senso di vuoto e tristezza.

2. Fai il necessario, non puoi fare tutto.

3.Rispetta le tue abitudini e ciò che hai conseguito fin ora in termini di goal personali, in termini di abitudini sane e di alimentazione.

se sei abituato a mangiare in modo salutare, non cedere solo per compiacere, il risultato a gennaio saranno si chili di troppo ma frustrazione. Questo per chi ha a cuore tale argomento.

4.rispetta i tuoi confini etici, morali, ideologici, i tuoi bisogni come individuo, non barattare ciò che sei con ciò che pensano e sono gli altri, nel rispetto ovviamente reciproco di come gli altri sono.

5. Stai in contatto con le tue emozioni e ciò che vuoi.


Soffrire di solitudine e bloccarsi all’interno di tale sofferenza con pensieri che vanno a rafforzare non solo lo stare da soli, ma anche la sensazione di non valere abbastanza e di essere sgraditi agli altri, è un'esperienza che ho incontrato spesso nel mio lavoro. Ci sono persone che si abbattono e si isolano in uno stato mentale negativo ed emotivamente angoscioso, svalutando sè stessi e ciò che fanno e sono; 


altre nell’isolamento, trovano la rabbia verso il mondo, verso gli altri che non li hanno accolti come dovevano, come avrebbero dovuto, diventando aggressivi. In ogni caso sia che i vissuti siano di rabbia o di angoscia, il risultato è lo stesso: la persona avrebbe bisogno, sente da qualche parte dentro di sé l'esigenza di avere una vita socialmente appagante, ma blocca tale esperienza per i motivi più disparati.


Spesso è la somma delle esperienze negative vissute nel passato a bloccare la possibilità di aprirsi oggi a nuove esperienze, altre volte l’educazione ricevuta è stata troppo rigida e improntata al successo accademico, tanto da disinvestire sul piano relazionale.

 In ogni caso nell’oggi il risultato è una vita sofferta, ancora che segue la scelta dello stare soli a tutti i costi, che a parole sembra sia ok, in realtà nel profondo, è fonte di dolore.

Il tema dell'Isolamento sociale è fondamentale all'interno della salute mentale. 

Leggi l'aggiornamento dedicato all'isolamento sociale e all'Hikomori.



Cos'è il dismorfismo corporeo ? E' importante trattarlo?

Nel Dsm5-tr questo  è inserito nel capitolo sul disturbo ossessivo compulsivo.

I criteri che lo definiscono sono:

E' importante chiedere aiuto per il dismorfismo corporeo poiché esso è associato a pensieri e comportamenti suicidari, depressione, disturbi da sostanze, disturbi d'ansia e diventare talmente grave da acquisire caratteristiche deliranti. 

Le fobie specifiche rientrano nel più ampio spettro dei disturbi d'ansia e raramente si presentano da sole; molto spesso una fobia specifica accompagna un altro disturbo come un disturbo depressivo, un disturbo d'ansia, una dipendenza da sostanze, una particolare struttura di personalità.

La fobia specifica è quindi spesso un indicatore di una più ampia sofferenza. Spesso la fobia, quindi la paura o l'ansia possono scatenarsi dinanzi differenti stimoli fobici: gli stimoli possono essere animali, elementi dell'ambiente naturale, elementi appartenenti all'ambiente medico come aghi e sangue, situazioni specifiche come l'andare sull'aereo, lo stare in ascensore.

La fobia sociale oggi è definita nel DSM5 come disturbo d' Ansia Sociale, fobia che può anche manifestarsi solo alla performance quindi al parlare o esibirsi in pubblico. Anche in questo caso la paura e l'ansia sono attivate in maniera massiccia nel momento in cui l'individuo sa che sta per esporsi allo stimolo fobico del pubblico o delle interazioni sociali in genere o quando è già esposto.

Citando l' introduzione del saggio di  Mauss sul dono: "Donare, cosí come amare e fare

fiducia, è un’arte che è sempre stata diffici-

le: l’essere umano ne è capace perché è ca-

pace di rapporto con l’altro, ma resta vero

che questo «donare se stessi» – perché di

questo si tratta, non solo di dare ciò che si

ha, ciò che si possiede, ma di dare ciò che si

è – richiede una convinzione profonda nei

confronti dell’altro. Chi è l’altro? O è l’in-

ferno – come scriveva acutamente Jean-Paul

Sartre – oppure è un dono che riconosco do-

nando all’altro me stesso! Cosa può essere la

società, la polis? Una communitas, un met-

tere insieme i doni (cum-munus), oppure il

non riconoscimento, il rifiuto dell’altro at-

traverso una immunitas, una chiusura asso-

luta. Donare all’altro, agli al-

tri, non è solo una forma di riconoscimento

comunitario, sociale, ma è il modo necessario

per entrare nell’alleanza della communitas. "

Donare e' donare sé stessi, un pezzo di sé nella fiducia della circolazione del dono e

Quindi della costruzione di un rapporto: al di là del lato ombra che può esserci nello scambio

Di doni, pensiamo a chi usa il donare o viceversa il non donare come forme di manipolazione in quadri di personalità disturbata; il dono in sé per sé è fondato nella generosità e nella fiducia, nell' apertura al rapporto con l' altro ed alla possibilità concreta che questo rapporto continui, ed è fondato nella volontà a conservare i legami sociali dando piacere e facendo circolare piacere e socialità, ricambiando ciò che si è ricevuto in un'ottica di gratitudine. Tale significato umano, emotivo, beneaugurante, ricco di gratitudine, nella società dei consumi dove tutto è a portata di mano all' ultimo minuto, è venuto meno. Il dono, che anticamente ricopriva altri ruoli e significati, simbolo di affetto, stima reciproca o potere, oggi é un mero obbligo assolto svogliatamente, effetto anche questo di una società dissolta e liquida. Quando ci si chiede cosa donare tra compleanni, Natali e feste varie, ricordiamo questo : "il dono non è sufficiente se non è presente il donatore"( Lutero).


I progressi in terapia sono visibili a te, alle persone attorno a te, all’interno della relazione terapeutica e nel modo in cui ti relazioni all’esterno.


Il cambiamento è un fatto inevitabile della vita, ma anche del processo terapeutico: una volta entrati in terapia ed iniziato il percorso, i segni di un buon lavoro, si vedono innanzitutto dall’abbassamento dell’ intensità dei sintomi: sia per gli stati ansiosi che depressivi, ho osservato che spesso, soprattutto nei giovani, i primi sei mesi sono decisivi per il miglioramento dello stato di salute, tempistica questa che varia in base alla gravità della situazione e stile di vita.


Poi le altre aree di miglioramento seguono per importanza il primo periodo iniziale di rinascita e cambiamento. 

Il fattore che maggiormente ritengo importante all’interno della buona riuscita di una terapia e che trascina con sé tutti gli altri, è la volontà e la motivazione reale a stare bene e migliorare. 

Spesso nonostante il buon rapporto terapeuta-paziente e nonostante i successi raggiunti, c’è un momento di stallo e perdita di motivazione ed interesse e perdita della capacità di vedere ciò che si sta facendo di buono per sé. 

Questa incapacità a vedere il buono ed i traguardi e a saperli condividere è un altro punto di lavoro importante, che se condiviso permette di arrivare più facilmente al raggiungimento dei propri obiettivi ed ad una serena conclusione di percorso.


Quali sono i DCA? I principali disturbi dell’alimentazione sono l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata (o binge eating disorder, BED); nel DSM, sono descritti anche i disturbi della nutrizione  e i disturbi alimentari sotto soglia, categoria utilizzata per descrivere quei pazienti che pur avendo un disturbo alimentare clinicamente significativo, non soddisfano i criteri per una diagnosi piena.

Soffrire di un disturbo dell’alimentazione sconvolge la vita di una persona e ne limita le sue capacità relazionali, lavorative e sociali. Per la persona che soffre di una disturbo dell’alimentazione tutto ruota attorno al cibo e alla paura di ingrassare. Solo una piccola percentuale di persone che soffrono di un disturbo dell’alimentazione chiedono aiuto. Ad esempio questo può avvenire perché la persona all’inizio non sempre si rende conto di avere un problema, ma poi iniziando a star male fisicamente e psicologicamente decide di intraprendere un percorso. Una caratteristica quasi sempre presente in chi soffre di un disturbo alimentare è l’alterazione dell’ immagine corporea che può arrivare ad essere un vero e proprio disturbo. La percezione che la persona ha del proprio aspetto ovvero il modo in cui nella sua mente si è formata l’idea del suo corpo e delle sue forme, sembrano influenzare la sua vita più della sua immagine reale. 

Nei fatti come avviene il processo di cura in terapia? Come funziona una terapia e cosa significa fare terapia? In base al modello terapeutico che viene utilizzato, i metodi e le tecniche saranno differenti, ma in generale la terapia viaggia su un territorio comune:

Spesso arriviamo ad un punto della nostra vita in cui il peso delle illusioni con cui siamo cresciuti da un lato e le delusioni raccolte sul cammino, ci ha fatto perdere completamente di vista noi stessi e la realtà in cui siamo. Accogliere le emozioni, le sensazioni fisiche e i pensieri che derivano da questa ‘collisione di mondi’ significa andare a ripristinare senso di realtà e crescere.

Ogni passaggio è in base alle esigenze della persona, in base alle richieste e fin dove vuole spingersi: per molti basta aver riconquistato una maggiore autonomia, per altri è necessario andare avanti, in una libera scelta. 

COME SI MANIFESTA L' ANSIA?

COME POSSO GUARIRE DALL'ANSIA?

L'aggiornamento di oggi riguarda l’ansia, darti qui nozioni in pillole e che per esteso troverai nella sezione dedicata ad essa:

-il sintomo dell’ansia copre altre emozioni. Spesso in terapia emerge che la manifestazione emotiva e somatica dell’ansia, quindi il senso di agitazione e la costrizione che magari avvertiamo a livello respiratorio in alcuni casi, è un sintomo di copertura a stati emotivi più profondi, quali vissuti di tristezza, intensa paura o rabbia per la situazione in cui ci troviamo.

-l’ansia a volte è utile, altre volte no.

l’ansia ha anche la funzione di spronarci ad andare avanti in una situazione complessa, può avere una funzione adattiva sul breve periodo, consentendoci di ‘andare avanti’ e non bloccarci. Sul lungo periodo questa funzione cessa, con la comparsa di tutti i sintomi limitanti che conosciamo.

-l’ansia è una parola comune per parlare di diversi sintomi e disturbi dello stesso spettro. Spesso usiamo la parola ansia per riferirci a diversi sintomi: angoscia, agitazione, tristezza, sintomi somatici, ossessioni, pensieri intrusivi, fobie, intensa paura a causa di un forte trauma. In questo senso è una parola ‘ombrello’ che aiuta chi prova il vissuto spiacevole anche a non entrare davvero in contatto e distanziarsi dal motivo del sintomo.

- si guarisce dall'ansia, dai sintomi più importanti e pervasivi, in tempi che possono variare in base alla persona ed in base alla gravità dei sintomi, in tempi che vanno dai 3  mesi ai 12 mesi di trattamento; trattamento che si intende o solo psicoterapico o se l'ansia è fortemente invalidante, in combinazione con un trattamento anche farmacologico. 

Quali sono i sintomi fisiologici dell'ansia e cosa succede al corpo? In ogni esperienza psicologica ‘ il corpo accusa il colpo’. Spesso con l’ansia avertiamo diversi sintomi quali tachicardia, palpitazioni, cali di pressione, sensazione di soffocamento, sensazione di nodo alla gola, asma; Sintomi gastrointestinali come nausea, gastrite, reflusso gastroesofageo, sindrome del colon irritabile,

sensazione di sbandamento tremore, rigidità, sensazione di torpore e formicolio, contratture, tensione muscolare, debolezza e faticabilità, vertigini, e vampate di calore, sintomi urinari. In assenza di evidenze mediche, quindi i sintomi somatici sono sintomi del sistema parasimpatico che iniziano dall’amigdala in maniera involontaria , innescando una risposta nell’ipotalamo, con il contemporaneo aumento di cortisolo e adrenalina nel sangue.  Non solo, ma i sintomi somatici sono avvertiti a causa di una maggiore sensibilità propriocettiva, a livello degli organi sensitivi specializzati per sentire il nostro corpo e la nostra pelle. L’ansia è quindi una costante scarica chimica di attacco/fuga, scatenata a monte da uno più eventi e stabilizzatasi nel tempo -fisicamente- che non trova sfogo e fine.

Con la psicoterapia, il primo scopo è quello di interrompere questo circolo vizioso di risposta automatica.


Come posso stare meglio e guarire dall'ansia? 

Il trattamento per l’ansia va sempre calibrato sul paziente, sui suoi tempi ed esigenze.

In generale e sinteticamente, possiamo dire che il modello integrato Gestalt - Analisi Transazionale lavora su:

Ricordiamo sempre che al di là delle linee che è possibile tracciare, ogni percorso è diverso dall’altro ed ogni individuo ha la sua storia da elaborare, che ha contribuito a rafforzare il sintomo che oggi lo schiaccia.


COSA SIGNIFICA DEPRESSIONE E QUALI SONO I SINTOMI?

 Il fine ultimo della terapia depressiva è che il paziente ‘’ riapprenda la danza tra eccitazione e sostegno, tra paura del rischio e sostegno alla propria energia/desiderio. Si tratta di riapprendere la danza, originata nelle relazioni primarie, tra eccitazione del bambino e accoglienza della madre, tra l’andare verso l’altro con energia e spontaneità e la risposta più o meno rilassata, più o meno accogliente, più o meno energetica dell’altro.’’ (M. Spagnuolo Lobb)

Quindi l’obiettivo è quello di integrare nella personalità ciò che è ‘addormentato’ , lasciando emergere le richieste che via via si affacceranno.

Se da un lato c’è un polo depressivo, andranno integrate tutte le caratteristiche che vanno verso un universo di espansività e aggressività intesa come capacità di ‘aggredire’ ed essere presente nel mondo circostante.

Questa settimana è dedicata a dare un occhiata più da vicino alla depressione.

Come per l’ansia il termine depressione è di fatto generico.

Nel Dsm-5 troviamo:

-Disturbo depressivo maggiore

-Disturbo depressivo persistente (distimia)

-Disturbo disforico premestruale

-Disturbo depressivo indotto da sostanze/farmaci

- Disturbo depressivo post partum e baby blues

In generale I disturbi depressivi sono caratterizzati da umore basso grave e persistente tanto da interferire con il funzionamento e, frequentemente, da diminuzione d'interesse o di piacere nelle attività.

I disturbi depressivi sono notevolmente diffusi in tutto il mondo e l’età media di insorgenza è sempre più bassa. Associata alla depressione, se non trattata, c’è un alto rischio di abuso di alcol e sostanze, nonché di condotte autolesive. Il rischio 'nascosto’ della depressione è che è di fatto un disturbo spesso invisibile: spesso in società, chi è depresso si mostra con la maschera dell’irritabilità e dell’ansia, socialmente più accettabili, anche se profondamente è afflitto, rientrando in un ‘quadro’ fittizio quindi di depressione ad ‘alto’ funzionamento, non esente comunque da gravi rischi per la salute e la vita stessa della persona.

E' da ricordare che la depressione può innescarsi su strutture di personalità differenti: i più a rischio secondo la letteratura, sono le personalità  che hanno un organizzazione ossessivo-compulsiva, ma non mancano rischi nelle forme di narcisismo soprattutto 'iper-vigile' o covert o ancora con un organizzazione più francamente borderline.

Se le personalità su cui si esprimerà la depressione sono differenti, saranno differenti anche i segni clinici, va sempre guardata quindi la persona nella totalità della sua esperienza, nel ciclo di vita attuale e nelle esperienze che ha raccolto fino a quel punto. 

In base alle premesse fatte cambierà anche il trattamento per la depressione.



"La depressione non è una malattia vera e propria!" Purtroppo è questo lo stigma e la credenza che ruota non solo attorno alla depressione, ma in realtà attorno alla maggior parte delle problematiche di salute mentale.

 La depressione è una malattia vera e propria, non si tratta di essere semplicemente tristi o giù di morale per un pò. Il sintomo depressivo modifica la vita quotidiana: in chi è depresso possiamo assistere a modifiche del comportamento alimentare, dei ritmi sonno-veglia e una modifica delle capacità cognitive. Tali sintomi sono altamente disturbanti e spesso anche la causa, insieme all’umore gravemente basso, delle condotte autolesive.

"Le persone depresse sono deboli!"

Depressione e debolezza non sono sinonimi. Anzi, la persona depressa spesso ci mette tutta la sua forza per contrastare il sintomo e non sentirlo o mascherarlo, ma questo risulta inamovibile, aumentando la frustrazione.

"sei depresso è colpa tua!"

La depressione è frutto di fattori ambientali e intrapsichici come traumi infantili, lutti, sentimenti di colpa o vergogna schiaccianti, abusi fisici e psicologici. Gli effetti di tali eventi non sono controllabili coscientemente e lavorano ‘sotto pelle’, scoppiando poi nel sintomo che conosciamo. Non si può volere e decidere di essere o no depressi. Ma si può scegliere di iniziare una terapia.



Nel DSM5-TR, nel capitolo sui disturbi depressivi sono inseriti:

-disturbo da Disregolazione dell'umore dirompente,

-disturbo depressivo maggiore, che include anche l'episodio depressivo maggiore in caso di disturbo bipolare;

La prima diagnosi è posta dai6 anni di età fino ai 18;

i sintomi sono scoppi di collera non coerente con l'età, stato d'umore irritabile, osservabile da genitori e insegnanti, la caratteristica principale è la cronica, grave e persistente irritabilità evidente a livello comportamentale tramite aggressioni verbali e fisiche sia a scuola che a casa, umore arrabbiato.

I fattori sociali che spesso fanno da contorno a tale sofferenza espressa da bambini e adolescenti sono: precedenti sintomi ansiosi o ADHD; fattori familiari importanti come  vita familiare disturbata, lutto, divorzio, trascuratezza, abuso fisico e psicologico, trauma precoce, malnutrizione, disturbo mentale di uno dei genitori. Le conseguenze di un mancato trattamento sono difficoltà sociali e sviluppo di patologie nell'età adulta e problematiche relazionali.

-disturbo  depressivo maggiore o episodio depressivo in disturbo bipolare

-umore depresso o perdita di interessa o piacere, tutto il giorno o la maggior parte del giorno. Sentirsi triste, vuoto, disperato. Anche osservato da altri. 

-perdita o aumento di peso non dovuto a dieta, a causa di variazione dell'appetito.

-insonnia o ipersonnia, cioè dormire di meno o di più.

-agitazione o rallentamento psicomotorio, cioè aumento/diminuzione dell'energia. 

Possono esserci sintomi simil ipomaniacali, ma non così vistosi da porre diagnosi di Disturbo Bipolare. La depressione è da osservare sul lungo periodo per poter tener conto dell'andamento.

-mancanza di energia tutti i giorni

- ridotta capacità di pensare

- pensieri ricorrenti di morte, non solo paura di morire

-i sintomi possono causare disagio e compromissione lavorativa. 

Altri disturbi inseriti sono:

Disturbo depressivo persistente (in cui i sintomi del disturbo depressivo sono presenti per la maggior parte del tempo per 2 anni, in assenza di episodi ipomaniacali o maniacali)

Il disturbo Depressivo può essere in comorbidità con Ansia ed altri disturbi psichiatrici, avere caratteristiche  atipiche come la reattività cioè l'aumento dell'umore a stimoli positivi, avere caratteristiche psicotiche (allucinazioni), esordire al parto, avere andamento stagionale.








Che differenza c'è tra Psicologo e Psicoterapeuta

La differenza che c'è tra Psicologo e Psicoterapeuta è la seguente: 

Lo psicologo è laureato in Psicologia ed è abilitato alla professione; può fornire attività di sostegno e diagnosi e counselling ma non cura effettivamente la patologia o sintomo; lo Psicoterapeuta è chi è psicologo o medico che ha frequentato un percorso ulteriore ed ha conseguito una specializzazione ed esame aggiuntivo della durata complessiva di 4/5 anni e può curare il sintomo tramite tecniche specifiche.