Riflessioni Terapeutiche
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Questa sezione nasce con l'intento di comunicare in un linguaggio diverso fatto di emozioni, immagini, versi, rimandi ad altri media, ciò che viene vissuto e spesso ha difficoltà ad essere narrato in forma differente.
Il grande vantaggio dell'arte è la libertà espressiva e la diretta correlazione oggetto-emozione.
Nel caso della poesia, la parola ed il modo in cui è scritta risuonano con un mondo emozionale; allo stesso modo in cui un quadro o la musica lasciano emergere risonanze, emozioni e ricordi personali.
Questa sezione è quindi un esplorazione di come diversi media possano comunicare per esprimere concetti che ruotano attorno a tematiche psicologico-esistenziali.
'Rinunciai alla poesia alla danza alla musica
libera espressione perché avevo ossa e cuore rotti
non funzionava niente più
a furia di calci il cuore da carne era diventato mattoni sicura barricata
pietre lamiere le ossa
un fortino
carne-ossa
la testa a furia di botte
da acqua era diventata di legno
carne-ossa-legno
questa è la storia di come sono impazzita
sono nata da un grembo non mio e quel grembo ringrazio
e ora sto facendo grandi lavorii
per rinascere ancora e ancora e ancora morire
poi rinascere umano
non mi basta respirare o camminare'
I traumi ripetuti, nel tempo lasciano segni profondi nel corpo e nella mente.
Sbloccare emozioni e sensazioni rimaste cristallizzate ha un effetto di rinascita, poiché la mente, le emozioni e i pensieri iniziano ad esistere ad un livello prima forse conosciuto e poi completamente rimosso o mai vissuto pienamente, sempre lì acquattato, pronto a riemergere.
L' arroganza della luce estiva prorompe dalla finestra rimbalza
da parete di palazzo in palazzo a finestra, la mia finestra
l'Estate è arrogante
l' arroganza Baldanzosa e festante della Luce
scopre e rivela il Biancore di Carni lasciate al Buio scopre
visi anneriti invecchiati di un anno ancora
scopre visi tesi a sperare eccitati in manciate di giorni promettenti
la Festa della Luce non sorprende Quelli svezzati alla gioia
abituati a bere da fonti cristalline, non sconvolge
il puro, l'innocente, il mai corrotto
ma per altri la Luce è uno Scandalo
attendono il suo passaggio e con essa dell'Estate
per tornare a coprirsi frettolosi
chi nel silenzio chi
nel vuoto pneumatico di un urlo strozzato.
[Alegorie Leta Frantisek Bohumil Doubek (1865–1952]
Demetra/Persefone dee Archetipo della Primavera- Estate, del rapporto complesso con l'ombra psichica dell'Inverno.
Archetipicamente rappresentanti di due aspetti differenti del femminile fanciullezza creativa, festante ma ignorante e maturità materna, saggia e controllante.
Persefone nel mito viene rapita da Ade, Dio degli inferi e con questo rapimento inizia l'inverno, simbolo metaforico che la donna-fanciulla psichica può essere catturata dall'uomo in un rapporto che gela i sensi e da cui non può uscirne, è vittima ma regna al contempo in un rapporto di schiavitù psichica ed al tempo stesso controllo;
Persefone è archetipo della donna intrappolata nel rapporto d'amore invischiante di cui è vittima ed ha come unico momento di godimento sapere che è in controllo nel poter accendere o spegnere le emozioni dell'altro.
Demetra è madre che controlla e governa, è la madre spesso reale della donna Persefone, spesso madre interna che spinge la donna ad essere sempre accomodante sempre acquiescente, per paura che possa accadere qualcosa di peggio di ciò che sta già avvenendo.
Per saperne di più: le dee dentro la donna.
''Non Avremo mai Figli
abbiamo già tanti figli
figli fatti di gente da curare
libri vocazioni scrittura lavoro
figli fatti di vacanze tempo passato-presente
da passare e ripassare-riparare
gravidi
non avremo mai figli, alcuni perché ancora figli
figli di sé stessi, abbandonati da genitori
che fatica è stata riuscire e farcela
per altri un io ingombrante e gravido
non sono disposta a farmi da parte ancora e ancora io e il mio
ingombrante Io
alcuni ancora per scelta complessa
per me ti dico che sono stanca
-senza radici la crescita è faticosa sono venuta su tutta artificiale composta e ricomposta-
voglio pensare solo a me e al mio gatto
satana - orfano solitario
ma ti dico anche
la vita è lunga posso cambiare ancora come cambia il tempo.''
Le donne che incontro intorno ai trent'anni sono in preda all'ossessiva domanda senza risposta: voglio un figlio? avrò un figlio? se non hanno un compagno, l'angoscia del voglio o non voglio un figlio, si aggiunge alla ricerca del compagno che non arriva.
E' un tema complesso che genera normalmente confusione e ansia.
L'ansia intorno a queste domande che ruotano intorno all'avere o no una famiglia, spesso proviene da fattori innanzitutto culturali che spingono ancora oggi la donna ad avere un figlio entro una certa età, non importa in quali condizioni relazionali ed economiche e non importa quale sia lo stato di salute mentale e fisico della stessa e del partner che sceglie, nonché quali siano le reali volontà di entrambi.
A questo fattore culturale si aggiungono esperienze dell'ambiente familiare che incidono sulla fretta all'avere un figlio o al totale conflitto con l'idea della maternità a causa di esperienze molto negative.
Anche in questo caso, non prevale la naturale inclinazione e desiderio del momento ma ancora una volta, i conflitti interni o pressioni familiari e sociali anche blandi generano tensione interna e schiacciano quello che può essere un naturale desiderio di maternità o al contrario un naturale desiderio di attendere ancora finché i tempi e le condizioni non siano mature.
Il tema della maternità è follemente portato su un piano che diventa politicizzato, nel gruppo familiare come in quello sociale allargato, a volte generando vera e propria ansia da prestazione: ma è la donna che può scegliere in totale libertà innanzitutto, poi insieme al partner su ciò che in quel momento desidera.
La donna e la coppia poi, non sono un mero mezzo di 'politiche sociali' per l'incremento del numero di nascite o un mero oggetto su cui sempre vanno ad abbattersi desideri e volontà di famiglia, amici e parenti.
Anche su questo tema fondamentale sembra che alla donna sia costantemente negato il diritto di scegliere, come se ancora una volta il corpo non fosse suo, ma di altri, anche se questi altri vivono nella sua mente. A volte casi simili di furto di volontà accadono anche nell'uomo: anche l'uomo può subire simili pressioni e per restare in coppia e sentirsi efficace segue la corrente della relazione senza batter ciglio.
(quadro Di Dante Gabriel Rossetti - Delaware Art Museum)